giovedì 25 settembre 2008

...RISCOPERTA DI NOI STESSI. Pietro Sergi

La rinascita può partire da un’Associazione nata per ricordare un uomo come "Bruno Richichi", che non ho avuto il piacere di conoscere se non dai racconti di chi l’ha conosciuto meglio di me? E’ ciò che tutti noi speriamo, desideriamo e per cui metteremo tutto il nostro impegno, la nostra passione per la Calabria; nella speranza che questa valanga di neve si ingrossi nella sua rapida discesa, investendo tutti di quella positività che cercheremo di trasmettere a chi avrà voglia di ascoltarci e di condividere insieme a noi questo viaggio solo in apparenza a ritroso, ma che è invece indirizzato verso la riscoperta di noi stessi e delle nostre nobili radici culturali! La nostra cultura è legata strettamente a una civiltà che viene da quell’incrocio fruttuoso tra la cultura greca e le culture dei popoli italici.Nasce dal coraggio di alcuni temerari che sfidarono l’ignoto e affrontarono un viaggio incerto, oltrepassando il sacro confine del mondo conosciuto, per muoversi verso nuove terre in viaggi che avevano il sapore della sfida e della vittoria. Ancora oggi tanti giovani calabresi, di cui io sono un esempio, sfidano un viaggio verso nuove terre per trovare migliori prospettive di vita, ma questi viaggi oggi hanno un sapore di sconfitta. Strano destino quello della Calabria: ai tempi dello splendore culturale era una Calabria "felix", splendida nei costumi e benedetta nella e dalla natura.Oggi è una Calabria che sembra irrimediabilmente rassegnata ad una sorta di Fato ineluttabile. Ma io sono convinto che non è così. Lo spirito e l'orgoglio del popolo calabrese fanno della nostra terra un Paese sofferente certo, ma mai rassegnato.Sia chi resta qui che chi va via continua a conservare una rara e sorprendente devozione verso la terra d’origine e per le sue peculiarità. Un tratto caratteristico dell’anima, un marchio indelebile che non ti abbandona qualsiasi sia la distanza dalla terra d’origine.Per questo dico che la nostra terra sembra rassegnata, ma non lo è.Quello della calabresità è un vero e proprio valore, un intenso senso di appartenenza ad una sorta di etnia, che col tempo è diventata una ricchezza. La calabresità viene da lontano, dalla Grecia ed è intesa come nobiltà d’animo e sapienza. La ricchezza della cultura della Magna Grecia deve rappresentare un valore aggiunto alla qualità della rinascita e del rinnovamento della nostra terra.Una rinascita culturale necessaria. Una rinascita che dalla consapevolezza della propria storia e dalla valorizzazione della cultura del territorio si proietti verso un futuro non più in maniera rassegnata ma propositiva.E’ necessario capire la realtà in cui si vive, ma soprattutto conoscere le potenzialità proprie e della società che ci circonda, della propria città e del proprio territorio. La conoscenza della storia, della cultura, dell’arte e delle tradizioni, non può tradursi in un discorso astratto e accademico.La conoscenza di noi stessi, del nostro passato, quello più vicino alla nostra terra deve essere la base per il consolidamento di quel sentimento di “orgoglio” che ci faccia apprezzare lepotenzialità che possediamo per contribuire al cambiamento delle vecchie convinzioni, di una mentalità tipica meridionale che non dà più da tempo il giusto riconoscimento ad una terra splendida e ricca di risorse quale è la Calabria.La rinascita culturale può e deve esserci, ma nessuno deve sentirsi escluso da tale processo, nessuno può dire 'Io non posso fare nulla per la mia terra'. Non possiamo delegare ad altri le nostre battaglie. Facciamo in modo da essere protagonisti dell'affermazione dell'orgoglio di essere calabresi.Non esiste possibilità di cambiamento che prescinda dalla cultura e sentirsi parte di una Calabria che fu un tempo culla del pensiero e di una altissima civiltà consolida le nostre radici e aiuta a riordinare gli sforzi attorno ai bisogni essenziali del popolo.

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