mercoledì 8 ottobre 2008

RIFLESSIONE SUL TOUR di pietro sergi

Cari amici lettori del Blog, nei giorni successivi al purtroppo breve tour in Calabria, organizzato dalla nostra “Associazione Bruno Richichi, progetto Magna Grecia, l’altra Calabria”, i miei pensieri sono stati quasi del tutto assorbiti da mille riflessioni che avrei voluto esporre ai ragazzi e alle persone che abbiamo incontrato. Le cose da dire sarebbero tantissime, ma il tempo è sempre poco. Così mi servirò di uno strumento importante come il Blog per approfondire gli argomenti trattati nei due incontri a Careri e Natile, dove ho parlato della necessità di costruire una normalità alternativa, concetto sul quale credo ci sia molto da dire e sul quale spero qualcun altro voglia esprimersi con altre riflessioni.Un raggio di sole entra la mattina nelle case calabresi cercando di trasmettere l'immagine della normalità, di una realtà vissuta allo stesso modo dalla totalità delle persone. Però quel raggio di sole spesso riceve in eredità dalla luna, sole della notte e frequentatrice del buio, una normalità anomala, a cui dobbiamo imparare a ribellarci. La notte deposita nei taccuini, successivamente nelle tipografie e quindi in quel raggio di sole la normalità errata che contamina la normalità nella quale pensiamo di vivere. Una normalità che si infrange di fronte alla prima locandina, posta di fronte alla prima edicola. Non leggerla, quella locandina, aiuta ad illuderci che “tutto va ben, madama la Marchesa!” Non leggere la cronaca o raccontarla in maniera anomala vuol dire semplicemente accettare di vivere sotto quella cappa plumbea che strozza ogni speranza, consegnandoci una parvenza di normalità nella quale ci rifugiamo, forse per paura di perdere la convinzione di vivere una normalità “normale”. Speranza che poggia ormai quasi sul nulla. Non possiamo leggere soltanto quello che ci interessa, lasciando agli altri tutto il resto. Tutto il resto che poi finisce per formare quella montagna di pregiudizi che ci accompagna in ogni angolo del mondo, come un timbro indelebile che mortifica il nostro orgoglio, la nostra rabbia di essere timbrati, purtroppo non sempre a torto, pur non avendo mai fatto nulla di male.Bisogna crearla questa normalità alternativa, per non incorrere nel rischio di rimanere semplicemente nel campo delle teorie, quando invece è ormai evidente a tutti come sia necessario agire e non teorizzare. Di sicuro nessuno, da solo, sarà mai in grado di modificare questa realtà. Ma ognuno, insieme agli altri, può contribuire creando intorno a lui, con coraggio, una normalità che rifugga quella attuale. Bisogna sconfiggere, ognuno di noi nel nostro piccolo, quella cappa che schiaccia in un angolo qualsiasi bagliore. Non ci sarà mai un’alba con un raggio di sole vero finché non avremo la forza di farla nascere dentro di noi, prima di tutto, quell' altra alba vera, nitida, che non si trascini dietro la certezza che prima di quel raggio di sole pulito ci sia stato un raggio di luna macchiato di sangue, di sopraffazione, di disprezzo per qualsiasi tentativo di costruire un’alternativa migliore.L’esercito silenzioso, dunque, armato di un minimo di buonsenso, dovrà prima o poi scontrarsi ad armi pari contro l’esercito armato di arroganza e pronto ad ogni sopraffazione. Per adesso, la lotta è ancora impari, a favore di quell’esercito portatore di sottosviluppo che blocca la nascita di un progresso vero.La Calabria è come un leopardo multicolore. Ognuno si illude di essere la macchia più forte o la macchia più bella e il più delle volte viene fuori la macchia che si allarga coprendo le mille macchioline che non hanno la forza di crescere. Quando queste macchioline capiranno che, se riescono a stare insieme, diventeranno la macchia più grande dando uniformità al mantello di quel felino dal colore anomalo e controverso, forse quel felino verrà osservato per la sua reale bellezza e non più per l’anomalia del suo mantello, che lascia intuire tante cose ma dal quale si riesce a trarre soltanto l’impressione di un felino malato non per volere di madre natura ma per scelta, la scelta di convivere e alimentare un virus dal quale non riesce a rendersi autonomo.
Pietro Sergi

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